mercoledì 26 settembre 2012


Vi metto il 6° capitolo :D Spero vi piaccia ^^
Buona lettura...



6. Scontro

«No. Rodolphus, ci servono, lo sai.» disse Bellatrix, con tono eccitato.
Sirius tenne stretta la bacchetta nel pugno sinistro e Marlene si alzò velocemente, tirando fuori anche la sua.
Dietro la cugina di Sirius e suo marito, Severus, lanciò in aria un incantesimo che circondò i cinque dentro il diametro di un grande cerchio.
«Ora non potrete Smaterializzarvi. Incarceramus.» gridò Bellatrix, ridendo di una risata folle.
«Protego.» bisbigliò Marlene, già tremante.
«Avada kedavra.» gridò Rodolphus.
Sirius si scansò appena in tempo poi prese Marlene per mano e dalla sua bacchetta scaturì un raggio di luce rossa che mandò il Lestrange sulla parete della grotta.
«Crucio.» fece la Black.
Sirius tirò Marlene giù e, quando si rialzò, lanciò un altro incantesimo che rimbalzò addosso a Severus.
La McKinnon, tremante, mosse qualche passo seguendo il ragazzo, quasi correndo su per il cumulo di sabbia e rovi che li separava dalla staccionata.
«Pietrificus.» balbettò, voltandosi verso i due Mangiamorte ancora in grado di contrattaccare.
«Avada Kedavra.» fece ancora Bellatrix.
«Giù.» ordinò Sirius, tirando la mano della compagna verso il basso.
Marlene inciampò e urtò un rogo con i braccio destro. Gemette per il dolore e fece forza sulle ginocchia per tirarsi su, chiudendo gli occhi per un mancamento alla vista del sangue che le colava dai vari tagli del braccio.
«Stupeficium.» gridò il Black, cercando di far recuperare tempo a Marlene. A Bellatrix bastò agitare la bacchetta per deviare lo schiantesimo, ridendo come una psicopatica.
«Crucio.» stavolta la maledizione che proveniva dalla bacchetta della coniuge Lestrange colpì Sirius, facendolo cadere e contorcesi per il dolore.
«Stupeficium.» fece Marlene, senza più riuscire nemmeno a vedere avanti, per via degli occhi bagnati.
Bellatrix cadde e la ex Corvonero ebbe il tempo di aiutare Sirius a tirarsi su.
«Andiamocene…» singhiozzò, tremando. Sirius annuì, un po’ scombussolato per via della maledizione.
I due si alzarono a fatica e superarono la barriera anti Smaterializzazione ed andarono via qualche secondo prima che un altro raggio verde li colpisse.
Si Materializzarono a casa di Sirius, a Londra.
Marlene sentì le gambe tremare al punto da non riuscire più a sorreggerla e si accasciò a terra, accanto al divano.
«Stai bene?» domandò Sirius, sedendosi di fianco a lei, col fiato corto. La strega fece ‘Sì’ con la testa in modo fin troppo veloce.
Sirius si avvicinò a Marlene e l’abbracciò, lisciandole i capelli con una mano.
Qualche minuto dopo, quando la strega si fu calmata, si accorse che il suo respiro era regolare e calmo così si sporse per guardarla in viso.
Le guance erano imperlate da una scia umida, le ciglia lunghe e nere tenevano piccole lacrime in trappola. Le palpebre e le labbra rosate erano chiuse e l’espressione, in totale, era angelica e rilassata.
Sirius sorrise poi fece una leggera pressione sulla sua spalla e si avvicinò al suo orecchio.
«Vuoi fermarti qui? Avverto tuo fratello? Vai in bagno, puoi sistemarti lì, ti do qualcosa di pulito.» Marlene batté le palpebre un po’ di volte poi annuì e si staccò dall’ex Grifondoro, con l’intento di infilarsi per qualche minuto sotto la doccia e levarsi di dosso l’odore acre di sangue e mettere in pratica sul suo braccio quello che, in un mese di Master al San Mungo, aveva imparato.
Quando uscì dalla doccia si sentiva molto più rilassata di prima e, sapendo che Sirius era a casa con lei, anche più tranquilla.
Il Black, per l’appunto, le aveva lasciato una sua vecchia maglia sul mobiletto del bagno che, ovviamente, Marlene non aveva chiuso. Era così abituata ad avere il suo bagno personale che non aveva mai avuto il pensiero di chiudersi a chiave dentro.
Indossò la maglia. Era bianca con il disegno di un drago sulla schiena.
Sirius era in cucina con un bicchiere di Fire Wisky in mano. Marlene entrò e si sedette accanto a lui, su uno degli sgabelli del mobile della penisola.
«Come ti senti?» le chiese il Black.
«Stanca.» rispose la strega, poggiando la testa sulle braccia. Sirius sorrise.
«Andiamo di là. Vieni.» fece lui, prendendo la mano della ragazza.
L’ex Grifondoro lasciò che Marlene prendesse posto per poi sdraiarsi accanto a lei e bearsi della sua vicinanza. Dal canto suo, la McKinnon, gli si accoccolò ancora di più.
«Cosa speravano di trovare nelle grotte giù alla spiaggia? Insomma, penso che Voldemort, dell’argento, se ne faccia ben poco.» osservò il Black.
«Non lo so.» mentì la strega.
«Ci sei rimasta male per la discussione di oggi pomeriggio? Non è che voglio nasconderti qualcosa, Lene, ma certe carte è meglio lasciarle coperte. Tanto lo sai che quello che sei per me, no?» chiese Sirius.
La figura di Marlene era immobile e rilassata come quando era poggiata a lui, accanto al divano, qualche minuto prima. I suoi respiri erano di nuovo regolari e le sue palpebre di nuovo abbassate.
Sirius sbuffò, bonario.
«Sei stanca, eh?» chiese retorico, senza aspettarsi risposta.
«Se tu fossi sveglia non te lo direi: mi dispiace di non essere stato sincero con te, fin dall’inizio. Avresti dovuto saperlo prima, quello che non devi sapere ora. Ed io, povero idiota, che continuo a parlare da solo.» continuò, senza togliere gli occhi dal profilo della sua ragazza.
Respirò profondamente, ancora una volta, poi si voltò a guardare il soffitto. Nel giro di pochi minuti crollò nel sonno anche lui.

Il primo lunedì del mese diede un brusco risveglio a tutti. Con il suo inizio sarebbero successe molte cose: in primo luogo, sarebbero tornati alla mente di tutti i ricordi dell’anno precedente, i pensieri su quei fortunati che, quel giorno, avrebbero cominciato le lezioni ad Hogwarts, al sicuro dalla guerra che scoppiava fuori.
Con quel lunedì alcune cose finivano, come il Master di Marlene, ed altre iniziavano come il corso di Auror.
La McKinnon era nella cucina della casa di Sirius, intenta a picchiettare un cucchiaino sul bordo del suo bicchiere di succo di zucca, con l’intento di far scendere ogni singolo chicco di zucchero all’interno della sua miscela.
Sirius, invece, entrava ed usciva dal bagno imprecando quando dimenticava di prendere qualcosa. Marlene ridacchiava ogni volta.
«Ei, io devo scappare. Ci vediamo alla riunione.» strepitò il Black, afferrando una salsiccia dal piatto davanti alla strega e dandole un bacio sulle labbra. La McKinnon rise.
«Se tu ti fossi alzato quando ti ho chiamato, non dovresti correre così.» gli gridò da dietro.
«Ci credo! Mi hai svegliato con un ora d’anticipo.» rispose Sirius, aprendo la porta.
«Pensavo che ti saresti preso una mezz’ora per continuare a sonnecchiare, non cinquanta minuti.» rise ancora lei.
«Simpatica.» fece lui, chiudendosi la porta alle spalle.
Sola.
Marlene si alzò da tavola e sistemò le cose della colazione, usando un incantesimo domestico per far lavare ed asciugare le varie stoviglie.
Nel frattempo tornò in camera da letto a prendere i suoi vestiti. Si sistemò e, una volta pronta, si Materializzò davanti all’ingresso principale di casa sua, a Silver.
«Matt? È tardi, sei pronto?» gridò, chiudendo la porta dietro di se.
«Non sei mica costretta a fare sempre da sveglia. Lascia che faccia tardi, così impara ad essere più…» cominciò Max, riflettendo sulla parola da usare.
«Un diplomatico Corvonero? Peccato che è uno scalmanato Grifondoro.» rispose Lene, sorridendo al fratello.
«Che hai fatto al braccio?» domandò il maggiore dei fratelli McKinnon, preoccupato.
«Oh, hem… Niente.» mentì sorridendo di nuovo e correndo verso la sua stanza.
«Che ore sono?» chiese Matt, uscendo dalla sua camera mezzo nudo, intento a stropicciarsi gli occhi.
«Le otto e un quarto.» rispose Marlene, mettendo la borsa in modo da nascondere il sangue sulla maglia.
«COSA?» gridò il gemello, in pieno panico. «Mi stai dicendo che ho già un quarto d’ora di ritardo?»
«Se ti sbrighi eviterai che diventi mezz’ora.» gridò Marlene, entrando nella sua stanza.
Arrivò al San mungo con un quarto d’ora d’anticipo. Altri dieci minuti e tutti i suoi compagni del Master erano lì.
«Buongiorno a tutti.» salutò un uomo anziano con la barba e i capelli grigi. «Ognuno di vuoi, oggi, diventerà l’assistente di un Guaritore più esperto, fino a quando questi non deciderà che siete pronti per lavorare da soli.» spiegò.
«Sei Marlene Dayane McKinnon?» fece una voce maschile.
La strega si voltò. Davanti ai suoi occhi c’era un uomo di circa trent’anni con i capelli castani e gli occhi neri.
«Sì.» rispose Marlene.
«Okay. Lavorerai con me. Seguimi.»  la ragazza camminò dietro all’uomo fino a quando non arrivarono nel suo studio, al quarto piano.
«Siediti, McKinnon.» le disse, gentile.
«Marlene, grazie.» rispose la strega, sedendosi di fronte al Guaritore.
«Io sono Jake Andrew e, come ti ho già detto, lavorerai con me.» si presentò.
«D’accordo.» rispose Marlene.
«Per oggi, voglio vedere come te la cavi con questi fascicoli. Devi compilarli tutti e, nel frattempo, voglio che tu mi accompagna in alcune visite.» disse il Guaritore. «E puoi chiamarmi Jake o Andrew, come ti senti più a tuo agio.» aggiunse. Marlene annuì e prese i fascicoli che l’uomo le aveva indicato per poi seguirlo fuori dall'ufficio.

2 commenti:

  1. Molto belle le tue storie. Mi piacciono.
    Le vicende tra i vari personaggi sono fantastiche e ben create. Bravissima.
    Fly

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  2. Ciao :D
    Scusa il ritardo per la risposta ma non avevo visto il commento :P
    Grazie mille ^^ Sono contenta che le mie storie ti piacciano :)
    A presto :*
    Winged <3

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