martedì 25 settembre 2012


Salve :) Mi dispiace di non aver aggiunto nulla ieri... Spero di farmi perdonare con i seguenti capitoli numero 4 e 5 ^^
Buona lettura... <3




 4. A casa McKinnon

Settembre non tardò ad arrivare, portando con se le tipiche piogge che annunciavano l’autunno.
Dall’attacco a Mary erano già passati quindici giorni e in quel lasso di tempo erano avvenuti diversi cambiamenti.
In primo luogo, qualche giorno dopo che Marlene aveva iniziato il suo Master al San Mungo, il signor McKinnon aveva espresso il suo volere di stabilirsi definitivamente a Silver, città nella quale, solitamente, soggiornavano soltanto durante il periodo estivo.
I tre fratelli ne avevano discusso a lungo e, invano, avevano tentato di persuadere il padre dall’andare in Irlanda. Inutile dire che il recupero delle cose che stavano ancora nella villa alla periferia di Londra, era iniziato due giorni dopo.
Non era mancato l’aiuto da parte degli amici: Lily, Mary e i Malandrini si erano resi disponibili e avevano aiutato a impacchettare e rimpicciolire tutto così da poterlo trasportare a Silver senza dover faticare troppo.
Il giorno del trasloco erano tutti nella vecchia villa dei McKinnon alla periferia di Londra.
«Dove lo metto, questo, Lene?» chiese Remus, mostrando all’amica un vaso in terracotta lavorato.
«In quella scatola là: papà ci ha messo tutte le cose che possono rompersi.» rispose Marlene.
«Così se cade dobbiamo metterci tutti a lanciare incantesimi in quella scatola.» scherzò James, aiutando Lily a piegare alcuni lenzuoli.
«In camera tua hai preso tutto?» domando Matt alla sorella.
«Vado a controllare. Sirius, per favore, rimpicciolisci il pianoforte e posa quel vaso.» fece la strega, guardando il suo ragazzo che usava un vaso come palla nell’attesa di passarlo a Remus, incaricato di rimpicciolire le cose fragili.
«Ti vengo a dare una mano.» rispose il Black lasciando il manufatto all’amico e lanciando un incantesimo di rimpicciolimento al pianoforte.
La stanza di Marlene era quasi del tutto vuota, eccetto per le scatole ancora aperte, al centro della stanza. Alla finestra c’erano ancora le tende e dietro di lei, sulla scrivania ancora alla sua grandezza naturale, c’era un’altra scatola piena di cornici con foto.
«Devi ricordarmi di passare a trovare Lucy: non la vedo da quando è finita scuola e, in sette anni, non c’è mai stato un momento in cui non sono stata con lei.» commentò Marlene osservando una foto che la ritraeva proprio con la sua compagna di stanza e amica più cara tra le Corvonero.
«No problem. La tenda la devo rimpicciolire?»
«Se non vuoi lasciarla come cibo per le tarme, direi di si.» ridacchiò mentre il ragazzo la guardava di sbieco.
«Sei veramente infima.» Sirius agitò la bacchetta e la tenda lilla divenne piccolissima poi cadde a terra.
Nel giro di qualche ora, anche le ultime cose si trovarono impacchettate a dovere. Non restava che portarle a Silver.
La città sorgeva sulle rive dell’Oceano Atlantico, sulla punta più a sud dell’Irlanda.
La casa dei McKinnon sorgeva alla fine di una stradina laterale della Cittadella alta. Era circondata dal giardino e, oltre le mura del confine, si poteva facilmente raggiungere sia la scogliera dove c’erano i resti di un antico castello medievale, sia la spiaggia e le Grotte d’Argento, un tempo delle miniere. Il cancello di ingresso era in ferro battuto e sulle colonne ai lati c’erano dei corvi con le ali aperte, in piedi ciascuno su una palla in marmo blu.
La facciata della villa era bianca e il portone di ingresso, in legno chiaro, era rialzato da terra di cinque gradini.
Man mano che i ragazzi portavano i pacchi, questi, venivano appoggiati nell’atrio di ingresso dove l’elfo domestico li prelevava e ne sistemava il contenuto nelle rispettive stanze.
«La cosa più bella e che avrò la camera tutta per me per tutto l’anno.» scherzò Matthew dando una pacca sulla spalla del fratello maggiore.
«Non sai che scocciatura dover levare di mezzo tutta la roba che lasciavi in giro, Matt.» concordò Max.
«Ragazzi, volete fermarvi a cena? Estele si occuperà di preparare fuori.» disse il signor McKinnon, cercando di dare al suo tono di voce una sfumatura allegra.
«Volentieri, non credo di riuscire a muovermi senza prima mettere qualcosa sotto i denti.» rispose James sedendosi sul divano.
«Estele?» un elfo domestico femmina comparì davanti al padrone e si prostrò in un inchino profondo.
«Si, signore?» balbettò.
«Mostra a questi ragazzi dove possono rinfrescarsi.»
«Lily, Mary, venite in camera mia, potete usare il bagno lì.»fece Marlene, mostrando alle amiche la strada verso la sua camera.
Questa si trovava al terzo piano, lungo il corridoio di sinistra. Era una stanza ariosa con la portafinestra che portava su un balcone di modeste dimensioni con un tavolino, due sedie e tanti fiori colorati. Le tende e le pareti erano lilla il letto a baldacchino era grande e coperto di cuscini. Sui due comodini, ciascuno su uno dei lati del letto, ospitavano delle candele accese che, assieme alla luce del tramonto che entrava dalla portafinestra aperta, davano alla stanza un tocco rilassante.
Sulla parete accanto al letto c’era il grande armadio in legno chiaro, come il letto, e la specchiera. Sulla parete davanti al baldacchino, invece, c’era una scrivania a mobile con la libreria sopra piena di volumi vecchi e foto. Accanto ad essa vi era una porta con un disegno floreale che faceva da ingresso al bagno.
Marlene la aprì e lasciò che le due amiche entrassero con lei nella stanza da bagno. Anche questa era molto spaziosa ed ospitava una vasca da bagno più simile ad una piccola piscina, che ad altro.
«Wow. Non ero mai stata a casa tua. È veramente stupenda.» disse Lily, lasciando che il vapore che formava le spirali sopra l’acqua calda, dal profumo delicato di muschio bianco tipico di Marlene, la inebriasse.
«Peccato che è lontana da Londra.» rispose la McKinnon, chiudendo gli occhi, rilassata.
«Lene, posso farti una domanda?» fece Mary, guardando l’amica con occhi spalancati.
«Si, certo.»
«È un po’ che ci penso: è più di un anno che porti al collo sempre lo stesso ciondolo.» iniziò.
Marlene strabuzzò lo sguardo e, spontaneamente, la sua mano destra andò al collo come a voler constatare la presenza del ciondolo di cui l’amica stava parlando.
«Già, quello. Mi è familiare ma non ricordo dove ne ho sentito parlare. Cos’è?» domandò.
A quel punto anche Lily guardò Marlene.
La rossa, però, era l’unica che, assieme a James, Lucy e Matthew, conosceva il vero segreto di quel ciondolo. Silente, infatti, si era preoccupato di metter al corrente della faccenda anche i Caposcuola – Lily e James per Grifondoro e  Lucy e un ragazzo che Marlene conosceva solo di vista, per Corvonero – di  quell’anno che egli aveva visto più vicini a Marlene.
«Gliel’ho regalato io.» fece Lily, un po’ troppo velocemente perché Mary potesse davvero crederci.
«Mary, mi dispiace, ma non posso dirtelo. Ti prego, non farlo notare a nessun altro.» rispose Marlene, il più sincera possibile.
Qualche minuto dopo, le tre ragazze, erano sedute sul letto a parlare, nell’attesa della cena.
«Porti ancora quel bracciale?» chiese ad un tratto Mary, guardando Marlene con un sopracciglio alzato, scettica.
La strega alzò il polso al quale era allacciato un bracciale con pendenti a forma di cuori rossi e ciondoli a farfalla dove spiccavano le lettere M e S, ai due lati opposti, colorate in oro.
Glielo aveva regalato Sirius qualche giorno dopo una litigata.

«Vuoi stare con me?» chiese Marlene, trattenendo le lacrime.
«E sennò perché sarei qui?» rispose Sirius, guardandola arrabbiato.
«Bene. Ma non farò lo stesso errore che ho fatto la scorsa volta.» la strega si voltò e fece per andarsene.
«Cioè?» la fermò il Black.
«Stiamo insieme, ma io a letto con te, ora come ora, non ci vengo.» disse prima di correre via senza lasciare al mago alcun modo per replicare.
Sirius non cercò Marlene per i tre giorni successivi, non le diede nemmeno modo di chiedere spiegazioni. Fu lui a cercarla, appunto, tre giorni dopo.
«Marlene, posso parlarti?» fece, guardandola con orgoglio.
«Lucy, avviati: ti raggiungo fra qualche minuto, a cena.» disse Marlene, rivolta alla sua amica.
«Si. Se andate in giardino presta attenzione ai Tentarospi!» si raccomandò prima di voltarsi e saltellare via.
«Cosa sono i Tentarospi?» domando Sirius dopo qualche minuto di silenzio nel quale, i due, camminarono fianco a fianco verso i giardini.
«Non ho capito molto bene. Ogni tanto, Lucy, dà nomi a qualche nuova creatura che solo lei sa dove ha visto. Questo è una sorta di rana gigante con mille tentacoli velenosi che ti si attaccano addosso e ti succhiano via tutti gli organi.» spiegò Marlene.
«Che schifo…» rispose Sirius, facendo sorridere la strega.
Una volta raggiunto il solito albero, i due ragazzi, vi si sedettero sotto, l’uno accanto all’altra.
«Allora, cosa volevi dirmi?» chiese Marlene.
«Volevo darti questo.» rispose Sirius, porgendole un pacchetto, come sempre incapace di chiedere scusa per qualsiasi cosa.
Marlene lo guardò di sbieco poi sorrise e prese il pacchetto.
All’interno vi era un braccialetto con le loro iniziali, la S e la M, in oro.
«Wow. A cosa è dovuto?» chiese Marlene, continuando a sorridere come una bambina.
«Bé, sono sparito per tre giorni e… Insomma…» la strega sorrise vedendo il mitico Sirius Black in imbarazzo – sicuramente era una delle poche che poteva vantare di averlo mai visto in quella condizione! – , così  lo abbracciò.
«Grazie.» sussurrò prima che i due venissero travolti da un bacio.

«Che carino!» esclamò Lily, osservando il bracciale al polso dell’amica Corvonero.
«È stato troppo dolce.» fece Marlene, luminosa.
«Mary, hai visto cosa ha regalato Sirius a Marlene?» chiese la Evans.
«Si. Ha sbagliato! Se domani si lasciano lui ha solo buttato un mare di soldi. E poi, perché te lo ha regalato? Per farsi perdonare! Ti vuole comprare!» disse Mary, acida come non era mai stata.
Marlene e Lily la guardarono, sbalordite, poi la McKinnon abbassò lo sguardo, un po’ offesa.
«Mary, ma che diavolo ti prende? Sei cattiva!» la rimproverò Lily, mettendo una mano sulla spalla di Marlene. «Lasciala stare, Lene: si è alzata male. È stato un pensiero dolcissimo e sicuramente, se lo ha fatto, è perché ci tiene e gli dispiace di essere sparito dopo quello che vi siete detti!» la consolò poi, battagliera.

«Si può sapere che hai contro quel bracciale?» chiese Lily, riportando Marlene alla realtà.
«Lascia perdere. Cosa vogliamo fare?» rispose Mary, cambiando drasticamente discorso.


5. Chiacchiere
«I ragazzi saranno in camera di Matt, andiamo da loro?» propose Marlene.
«Andiamo a sentire di che parlano.» concordò Mary. Lily ridacchiò.
Le tre ragazze scesero dal letto e si incamminarono a piedi scalzi.
Il corridoio sul quale affacciava la camera di Marlene era spazioso e illuminato da finestre con tende color panna. Alla parete erano affissi dei ritratti di antichi componenti della famiglia McKinnon intenti a passeggiare da una cornice all’altra.
Le ragazze camminarono spingendosi e ridacchiando fino alla scala che separava il corridoio sinistro – dove c’era la camera di Marlene, lo studio e una piccola biblioteca – dal corridoio di destra che era sede di una camera per gli ospiti e le due stanze da letto di Matthew e Maximilìan.
A quest’ultimo apparteneva la seconda camera dopo quella degli ospiti.
La porta era aperta così le ragazze si affacciarono.
La struttura della camera era la stessa di quella di Marlene tranne per la portafinestra, qui sostituita da una semplice apertura.
Le pareti e le tende erano con il blu e ai muri erano appese diverse foto e la sciarpa con i colori di Corvonero.
Dopo aver sbirciato un po’, le ragazze, uscirono da quella stanza per passare a quella successiva, di Matt.
La porta era chiusa e da dentro provenivano risate e chiacchiere varie.
«Ascoltiamo.» bisbigliò Mary, poggiando per prima l’orecchio sul legno, seguita dalle altre due.
«… perciò non sono cose che vi riguardano.» concluse Sirius prima che altre risate e, probabilmente, cuscinate, riempissero la stanza.
«È inutile che cerchi di deviare il discorso, Sirius. La verità è che hai paura di dirlo!» fece James.
«Pensavo che dopo tutto questo tempo le avessi già parlato, Sir.» ridacchiò Matt.
«È inutile discutere con lui: non le dirà mai quella fatidica frase.» disse Remus con una voce che lasciava trapelare il divertimento.
«Ma la volete finire? Decido io quando dirle ‘ti… Cioè, James, vuoi dirmi che tu, alla Evans…?» fece Sirius, sulla difensiva.
«Sì, dopo quattro mesi.» rispose James.
«Tu sei matto! Adesso sei in suo potere, lo capisci?» fece il Black. I ragazzi risero.
«Ma dai, Sir, pensi davvero che mia sorella riuscirà a tenerti in potere dopo una semplice dichiarazione d’amore?» disse Max, ridacchiano.
«No, ma… poi dovrebbero essere scoperte altre carte e… No.»piegò Sirius, particolarmente in difficoltà. Matt cominciò a ridere.
«Okay, non vorrei interrompervi, ragazzi, ma… Lo sapete che non siamo soli?» fece il gemello McKinnon senza riuscire a contenere le risa.
«Per Merlino!» imprecò Mary. Lily e Marlene risero prima di essere tirate dall’amica lungo il corridoio e poi giù dalle scale.
Quando si fermarono sull’ultimo gradino avevano il fiatone e stavano ancora ridendo a crepapelle.
«Povero Sirius!» disse la MacDonald.
«Chissà di quali ‘carte’ stava parlando.» fece Marlene, tornando seria.
«Che ti importa? Tanto, di qualsiasi cosa si tratta, deve essere passata sennò non starebbero affrontando questo discordo, non trovi?» disse Mary.
«Non lo so… Qualsiasi cosa sia, se vuoi, provo a chiedere a James. Tu cerca di fartelo dire.» disse Lily.
A cena non parlarono molto, chi in imbarazzo per il discorso ascoltato, chi per aver fatto parte del discorso stesso.
Arrivata l’ora di congedarsi, Marlene fermò Sirius e lo trascinò giù per delle scale buie e strette che sbucavano in una stanza molto più bassa rispetto al livello della casa.
La strega tenne il ragazzo per mano e si fiondò ad aprire un grande portone in legno verde e lo tirò dietro sé, fuori.
La porta si apriva su una stradina stretta i cui margini erano definiti da altre case con porte molto simili a quella dalla quale erano usciti.
«Dove siamo?» chiese Sirius.
«Silver, fuori dalla Cittadella. Ti va di fare un giro?» chiese Marlene, camminando accanto a lui.
«Volentieri.»
«Sai andare a cavallo?» il mago lanciò uno sguardo poco decifrabile alla ragazza che, invece, sorrise dolce.
«È difficile?» si informò.
«No, non tanto.»

Il maneggio dei McKinnon non distava molto dalla casa se non una manciata di minuti nei quali, i due, approfittarono per scambiare qualche parola.
«Toglimi una curiosità: quanto hai sentito del discorso di oggi pomeriggio?» domandò Sirius.
«Abbastanza da sapere che mi stai nascondendo qualcosa e che farò tutto ciò che mi è in potere per scoprire cos’è. Sai che non mi piacciono i segreti.» il Black sbuffò.
«Se non ti ho detto qualcosa, c’è un motivo, Lene. Non cercare di scoprirlo perché finiresti solo per stare male.» disse, guardando in basso.
«Meglio soffrire vivendo nella verità, che sorridere in una bugia.»
«Questa dove l’hai letta?» ridacchiò il mago.
«Non ricordo.» fece Marlene, anche lei sorridente.
«Hai sentito altro?»
«Anche che non hai il coraggio di dirmi ciò che provi.»
«Non è vero che non ne ho il coraggio!» fece Sirius, offeso. «È che non è il momento adatto. E poi, scusa, non è che tu ti possa definire tanto coraggiosa – e sappiamo entrambi che non lo saresti comunque! – da avermelo detto.» la stuzzicò lui.
«Ma io posso farlo quando voglio! So quello che provo.» rispose la strega, sorridendogli dolce.
«Anche io so cosa provo.»
«Lo spero bene.» rise lei. «Eccoci, siamo arrivati.» aggiunse poi.
Una mezzora dopo, i due ragazzi, cavalcavano nella luce fioca della sera verso le rovine del castello Medioevale.
«Non mi raggiungerai mai.» gridò Marlene, ridendo mentre si accovacciava per prendere più velocità.
«Ti piace vincere facile, McKinnon?» rispose Sirius, imitando la ragazza e recuperando terreno.
«Fermati alla torre sennò fai un bel volo al mare!» disse la strega, scoppiando in una fragorosa risata.
«Okay, ci vediamo alla torre!» fece il Black, superandola.
Il primo ad arrivare fu proprio Sirius. Quando la ragazza lo raggiunse aveva le lacrime agli occhi per le risate.
«Ce ne hai messo di tempo.» la prese in giro lui.
«Ma se sei appena arrivato! Quanto ti sbatti, Black.»
I due si avvicinarono e si scambiarono un bacio a fior di labbra.
«Comincia ad essere buio.»commentò il mago, scrutando l’orizzonte ormai scuro.
«Già. Andiamo in spiaggia?» fece Marlene, facendo girare il cavallo.
«D’accordo ma non dobbiamo fare troppo tardi: non mi va che stai in giro di sera.»
«Si, andiamo. Basta corse, però.» Sirius annuì e fece trottare il suo cavallo accanto a quello della ragazza.
«Sto aspettando, io, McKinnon.» disse, guardandola.
«Cosa aspetti, Black?» chiese lei, dolce.
«Tu puoi dirlo quando vuoi, no?» Marlene sorrise e fece pressione sulla criniera dell’animale così che questo si fermasse. Sirius fece lo stesso qualche secondo dopo, così che i due si trovarono a guardarsi negl’occhi.
«Perché dovrei dirlo sapendo che tu non farai la stessa cosa?» chiese, seria.
«Non so cosa risponderti…»
«Se ne sei sicuro, allora, puoi anche decidere di scoprire quelle carte, no?»
«Dici così perché non sai.» disse il mago, più scontroso.
«Se non me lo dici dovrò scoprirlo.»
«Fai quello che vuoi.»
«Sirius? Non te lo dirò fino a quando non lo dirai anche tu.» bisbigliò Marlene mentre le guance le si imporporavano di rosso.
Sirius sorrise, sghembo.
«Contento?» domandò la strega.
«No, ma va bene lo stesso.» con una spinta del bacino in avanti, il mago, fece ripartire il cavallo continuando a trottare accanto alla sua bella.
«Silver… Da dove viene questo nome?» chiese il ragazzo, dopo qualche minuto.
«Le vedi quelle grotte lì?» Sirius annuì. «Erano delle miniere d’argento. Vogliamo andarci?»
«Va bene.» Marlene scese dal cavallo e lo tirò verso sé con mettendo in tensione la corda per legare entrambi gli animali alla staccionata e farli stare un po’ a riposo.
Il Black osservò attentamente i movimenti della ragazza per poi duplicarli fedelmente.
Si allontanarono dallo steccato camminando sulla sabbia mano nella mano. La strega stringeva nella mano libera le scarpe che aveva tolto per lasciare i piedi nudi contro il suolo.
Sirius osservò attentamente la grotta alla quale si dirigevano e tirò a sé Marlene non appena vide delle ombre muovervisi all’interno.
«Schhh. Non dire niente. C’è qualcuno.» bisbigliò l’ex Grifondoro, senza lasciare la mano della ragazza che, invece, strinse la presa fino ad avere le nocche bianche.
«Non è qui, Bella.» fece la voce di un uomo.
«L’Oscuro Signore lo vuole! Trovalo, Severus.» disse la donna. Bellatrix Lestrange.
Marlene si portò una mano al collo e tenne stretto il ciondolo. Sapeva cosa cercavano: era l’unica cose che potevano volere a Silver.
«Deve averlo qualcuno, no? Mulciber non è riuscito a farsi dire niente da quella Mary? Ha detto che sarebbe stato facile farsi dire dov’era da lei. Ha una paura folle che lui le faccia rivivere i momenti a scuola, non è quello che ha detto anche Avery?» commentò un’altra voce, probabilmente di Rodolphus Lestrange.
«Torniamo, qui non c’è niente.» disse ancora Piton.
«Dici, Severus? A me, quello lì sembra proprio un traditore del suo sangue.» fece Bellatrix, in direzione della ex Corvonero e dell’ex Grifondoro.
«Morgana!» imprecò Sirius, prima di scansare Marlene con una spinta, facendole evitare un raggio di luce verde che l’avrebbe colpita in pieno petto.

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