Nuovo capitolo :)
Buona lettura...
3. San Mungo
«Calma, Lene. Una crisi di panico è
l’ultima cosa che ci serve.»
«Devo chiamare Matt.» rispose
Marlene, ansiosa.
«Lo avrà avvertito l’Ordine, sia a
lui che a Max. Ora andiamo. Dammi la mano.» Sirius sorrise incoraggiante e non
appena si toccarono si Materializzarono davanti al magazzino che faceva da
copertura all’ospedale San Mungo.
Si spiccirono ad entrare ed in breve
tempo si trovarono al quarto piano della struttura, riservato a ferite da
incantesimi.
«Come sta Mary?» chiese Marlene.
«I Guaritori dicono che è un po’
scombussolata, ma tutto sommato sta bene. Fortuna che Benji si è trovato lì,
altrimenti quel maledetto l’avrebbe uccisa.» spiegò Fabian, abbastanza posato.
«È stata fortunata perché ce ne stava
soltanto uno.» aggiunse Dorcas, piatta.
«Lo avete riconosciuto?» chiese
Sirius.
«Credo che fosse Mulciber.» rispose
Benji.
«Per quale motivo, MacDonald, era da
sola? Per giunta a quell’ora!» si intromise Malocchio, burbero.
«È colpa mia, avrei dovuto insistere
per accompagnarla.» disse Remus, malinconico, seduto su una delle sedie accanto
al muro.
«Quando possiamo vederla?» chiese
Marlene, più calma di prima.
«Dicono che sta bene, ma deve
riposare. La tengono qui tutta la notte.» le rispose cordialmente Lily.
«Domani pomeriggio,alle quattro in
punto, voi sapete dove.» bisbigliò Malocchio, guardandosi attorno persino
mentre parlava. Dopodiché si avviò zoppicando verso le scale.
«Su, Moony. Avrei potuto
accompagnarla anche io. Non è colpa tua.» disse James avvicinandosi all’amico.
Remus sbuffò.
Si sedettero tutti quanti, in
silenzio. Verso le due della notte, Marlene, si rese conto di tremare.
Voleva alzarsi e fare un giro. Matthew non era venuto e già questo le metteva agitazione. Forse non avevano chiamato né lui né Max, oppure non erano potuti venire.
Voleva alzarsi e fare un giro. Matthew non era venuto e già questo le metteva agitazione. Forse non avevano chiamato né lui né Max, oppure non erano potuti venire.
Ad ogni modo si alzò e si avviò verso
le scale, intenta a raggiungere il quinto piano dove c’era la sala da tè.
«Dove vai?» le chiese Sirius con voce impastata dal sonno.
«Dove vai?» le chiese Sirius con voce impastata dal sonno.
«Vado a prendere qualcosa per
calmarmi. Credo di avere freddo.» le rispose Marlene, dolcemente.
«Vuoi che ti accompagno?» Marlene
guardò verso le scale. Sì, forse era meglio se stava con Sirius. Magari gli
avrebbe potuto chiedere di mandare un Patronus a suo fratello.
«Sì, grazie.» rispose quindi.
Il mago si alzò e affiancò la
ragazza, stiracchiandosi man mano che camminava.
«Puoi mandare un Patronus a Matt, per
favore?» chiese Marlene una volta che si furono seduti ad uno degli
innumerevoli tavoli vuoti, con una burrobirra davanti.
«Ancora non riesci a farli?» ridacchiò Sirius.
«Non mi vengono quasi mai. Ai
M.A.G.O., non so come, mi è venuto.» sorrise lei.
«Okay, gli mando un Patronus.»
Marlene gli sorrise di nuovo poi prese la sua borsa e vi frugò dentro. Magari
con una sigaretta Babbana si sarebbe calmata un po’.
«Ancora con quella roba? Non credo si
possa fumare qui dentro.» la rimproverò Sirius.
«Vengo fuori con te, tanto devi
mandare il Patronus, no? Puoi farlo da fuori.» propose lei, alzandosi e
rimettendo la borsa in spalla.
Accese la sigaretta e aspirò la prima folata di fumo prima di seguire Sirius verso le scale che portavano sull’attico, vuoto.
«Expecto patronum» disse Sirius. Dalla punta della sua bacchetta uscì un grosso cane argentato che corse subito via.
Accese la sigaretta e aspirò la prima folata di fumo prima di seguire Sirius verso le scale che portavano sull’attico, vuoto.
«Expecto patronum» disse Sirius. Dalla punta della sua bacchetta uscì un grosso cane argentato che corse subito via.
Quando il mago si voltò sorrise
involontariamente. Marlene era appoggiata ad un caminetto che per ovvi motivi
era inutilizzato. Fra l’indice e il medio destro teneva la sua sigaretta
Babbana che a tempi alterni portava alle labbra. Guardava il cielo.
«Quando hai intenzione di levarti
questo vizio?» le chiese, bonario, prima di prenderle la sigarette e aspirare
lui stesso.
«Quando sarò incinta.» ridacchiò lei.
Sirius aspirò l’ultima volta poi gettò per terra il mozzo e lo schiacciò.
Sirius aspirò l’ultima volta poi gettò per terra il mozzo e lo schiacciò.
«Torniamo dentro?» chiese poi.
Marlene annuì e lo seguì.
Una volta seduti di nuovo bastarono pochi secondi prima che cadessero entrambi nel sonno.
Una volta seduti di nuovo bastarono pochi secondi prima che cadessero entrambi nel sonno.
Quando riaprirono gli occhi era
mattina.
«Marlene» chiamò Lily, entusiasta.
«Mary si è svegliata e hanno detto che possiamo entrare.»
Marlene aprì gli occhi di scatto e si alzò in piedi, più sveglia che mai. Sorrise e seguì Lily dentro la stanza.
Marlene aprì gli occhi di scatto e si alzò in piedi, più sveglia che mai. Sorrise e seguì Lily dentro la stanza.
Mary era seduta, guardava fuori da
una finestra.
«Mery?» bisbigliò Marlene, incerta.
«Ei. Venite.» le invitò la strega,
con un sorriso tirato.
«Come stai?» le chiese Lily.
«Bene. Ha detto che mi troverà…»
rispose Mary, guardando in basso.
«Vedrai che andrà tutto bene.» cercò
di consolarla la Evans.
Dopo di loro entrarono gli altri,
tutti a gruppi di due. In breve tempo si fece ora di pranzo.
«Cavolo.» imprecò Marlene battendosi
una mano sulla fronte.
«Cos’è successo?» le chiese Sirius,
pacato.
«Io alle tre ho l’esame! E alle
quattro c’è la riunione. Non ce la farò mai.» si lamentò.
«Ei, scusate per il ritardo. Papà mi
ha trattenuto con miliardi di domande e non sono riuscito ad arrivare prima.»
salutò Matt, col fiatone. «Come sta?» chiese poi.
«Meglio. È sveglia.» rispose Gideon.
«Riunione alle quattro, tu sai dove.»
disse Dorcas prima di alzarsi, mettersi la borsa in spalla e salutare tutti con
un cenno della mano.
«Dor, ti accompagno?» le andò dietro
Fabiano. «Ciao a tutti.» salutò prima di sparire lì dov’era sparita anche
Dorcas.
«Mio fratello è cotto.» disse Gideon,
provocando l’ilarità collettiva.
«Lene, tu come fai con l’esame?»
chiese Matthew.
«Ah, non ne ho idea. Penso che farò
tardi.»
Mancavano pochi minuti prima che
l’esame avesse inizio. Nell’enorme aula a gradoni vi erano un sacco di maghi e
streghe pronti a dimostrare le loro qualità.
Marlene tirò un grosso respiro.
Sirius e Matt l’aspettavano al quinto piano dell’ospedale.
«Spero che siate tutti pronti. Come sapete le ammissioni sono a numero chiuso. Ci vuole un certo punteggio per essere ammessi. Chi non ci riesce potrà sempre riprovare a settembre.
«Ora: avete sessanta minuti di tempo dopo i quali le vostre penne – anti copiatura! – non scriveranno più. In bocca al lupo.» spiegò un Guaritore anziano con grossi baffi grigi.
«Spero che siate tutti pronti. Come sapete le ammissioni sono a numero chiuso. Ci vuole un certo punteggio per essere ammessi. Chi non ci riesce potrà sempre riprovare a settembre.
«Ora: avete sessanta minuti di tempo dopo i quali le vostre penne – anti copiatura! – non scriveranno più. In bocca al lupo.» spiegò un Guaritore anziano con grossi baffi grigi.
«Potete iniziare.» convenne una
strega che probabilmente era l’assistente del Guaritore.
Marlene voltò il foglio di corsa e
tirò un altro respiro.
Nome? Facile: Marlene Dayane
McKinnon.
Patronus? L’ultima volta era una
farfalla. Ma a cosa diavolo può servire una domanda del genere, si chiese la
strega.
Passò oltre e riuscì a rispondere con
naturalezza a tutte le domande su Erbologia, si ritrovò un po’ incerta su
alcune pozioni e su alcuni incantesimi ma era abbastanza soddisfatta.
O meglio, lo era fino a quando il
Guaritore non avvertì dello scadere del tempo.
Era sicura di averle sbagliate tutte.
«Perfetto. Fra quindici minuti
troverete i risultati affissi fuori dalla porta. Arrivederci.»
Tutti si alzarono e si avviarono
all’uscita.
«Com’è andata?» le chiese Matt non
appena ebbe raggiunto il quinto piano, con aria desolata.
«Non lo so. Non ero sicura su alcune
pozioni e incantesimi.»
«Sarai andata benissimo, come al
solito.» le sorrise Sirius prima di darle un bacio per il quale Matt sbuffò
sonoramente.
«È tardissimo.» convenne il McKinnon
circa dieci minuti dopo.
«Malocchio ci ucciderà.» concordò il
Black.
«Okay, vi lascio deprimere. Vado a
vedere se sono usciti i risultati.» disse Marlene, ridacchiando sotto i baffi.
Scese le scale lentamente, senza
badare ai suoi compagni di esame che scendevano le scale di corsa o tenendosi
per mano come incoraggiamento.
Davanti alla porta c’era un sacco di
gente. Alcuni piangevano addirittura.
Marlene tirò un altro respirò e notò
Matt e Sirius fermi accanto alle scale, ad aspettarla.
Si fece strada tra la piccola folla.
Non erano in ordine alfabetico.
Sarah Giulie Roberts, novantatre su
cento. Ammessa.
Micael Poul Howell, ottantasette su cento.
Ammesso.
Stephan Radley, sessantanove su
cento. Non Ammesso.
Deglutì sonoramente. Dove diavolo era
il suo nome?
Marlene Dayane McKinnon, novantasette
su cento. Ammessa.
Fece qualche saltino sul posto
ridendo felice poi corse verso suo fratello.
«Novantasette su cento. Mi hanno
presa!» gridò. Matt rise e l’abbracciò di slancio facendola sollevare da terra.
«Te l’avevo detto.» si complimentò
Sirius abbracciandola.
«Okay, scappiamo.»
L’Ordine si incontrava ad Hogwarts,
approfittando dell’assenza degli studenti per le vacanze estive.
«Alla buon ora, McKinnon al quadrato
e Black.» li sgridò Malocchio.
«Scusate, è stata colpa mia. Avevo
l’esame al San Mungo.» si scusò Marlene prendendo posto tra il gemello e il
ragazzo.
«Ah, giusto. Me ne ero completamente
dimenticata. Com’è andato, cara?» s’informo Lily, sorridendo gioviale.
«Sicuramente bene. Lene è una secchiona
Corvonero.» ridacchiò James prima di essere catapultato giù dalla sedia da un
incantesimo non verbale.
Dorcas sorrise sghemba e soffiò sulla punta della sua bacchetta prima di rimetterla sotto il mantello.
Dorcas sorrise sghemba e soffiò sulla punta della sua bacchetta prima di rimetterla sotto il mantello.
«Attento a come parli della mia casa,
idiota.» disse, serafica.
Una risata generale riempì la stanza.
«Lily! Non dovresti ridere se il tuo
ragazzo viene buttato giù dalla sedia da uno schiantesimo.» convenne James,
ancora per terra intento a massaggiarsi la testa, offeso.
«Io, a Dor, le lascio tutta la mia
eredità solo perché l’ha fatto.» rise Lily. Dorcas fece un mezzo inchino prima
di ridacchiare anche lei.
«Allora, Lene? Com’è andata?» chiese
Mary.
«Bene. Novantasette su cento.
Ammessa.» spiegò sorridendo radiosa.
«Wow, complimenti.» fece Remus, sorridendo.
«Propongo un brindisi!» gridò Gideon,
giulivo.
«Sì, è tutto stupendo. Prewett, se
non ti siedi giuro che faccio aderire quel maledetto sgabello al tuo cu…»
cominciò Malocchio, burbero, prima di essere interrotto dalla professoressa
McGranitt che si schiariva la voce.
«Spero che non vi dispiaccia se
rimandiamo il nostro brindisi a più tardi, vero signor Prewett?» intervenne
Silente, serafico, osservando tutti da dietro i suoi occhiali a mezzaluna.
«No, no.» rispose Gideon, sedendosi
composto.
«Innanzi tutto vorrei complimentarmi
con Marlene per il suo esame.» iniziò il preside.
«Grazie.» sorrise lei.
«Sicuramente ci sarà molto utile un
collegamento con l’ospedale.
«Purtroppo sono costretto ad
avvertirvi che i vostri turni di guardia verranno raddoppiati. Non girate mai
da soli.» aggiunse guardando Mary.
«Non ci sono coppie che andranno a
guardia assieme. Chiaro?» aggiunse Malocchio.
«Ma non è giusto.» lamentò James
prima di ricevere un sonoro scappellotto dalla sua metà.
«Potter, tu con Meadowes.» comunicò
l’Auror.
Dorcas sorrise trionfa e James quasi cadde di nuovo dalla sedia.
Dorcas sorrise trionfa e James quasi cadde di nuovo dalla sedia.
«È un piacere, Potter.» lo scimmiottò
la strega.
«Black con McKinnon.»
«Ei, non vale. Hai detto niente
coppie!» si intromise Gideon.
«Non credo che Black e Matthew
McKinnon abbiano una storia d’amore, signor Prewett.» rispose la professoressa
McGranitt.
«Evans e McKinnon, Marlene McKinnon;
MacDonald e Alice Prewett e Paciock con l’ultimo McKinnon. Prewett, insieme.»
Malocchio continuò a fare coppie per ancora un buon quarto d’ora prima che la
riunione venisse ufficialmente chiusa.
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