sabato 22 settembre 2012

Buon pomeriggio :) è un po' che non vi lascio storie, vero? Mi dispiace ma mio fratello si è preso il computer e non lo ha abbandonato fino ad ora :p

Dopo aver letto queste storie, avrete sicuramente capito un po' il mio genere e, quindi, ho deciso di cominciare con una storia a capitoli. Per ora pubblicherò quando posso poi, una volta giunti ai capitoli che non ho ancora finito di scrivere, ci sarà un po' di più da attendere ma spero che comunque continuerete a leggere :D

La storia che vi propongo, quindi, è a capitoli XD Essa narra di alcuni personaggi di Harry Potter tra i Malandrini ma, più di tutti, una famiglia che ho creato io (eccetto per il cognome e il nome della protagonista, proprietà di J.K.Rowling): i McKinnon.
Sono sicura che, leggendo la storia, prima o poi riuscirete a capire Marlene :)
 Vi lascio il prologo - decisamente incomprensibile xD - è il primo capitolo ^^

Buona lettura...





The Silver Water
1. Prologo
Espirò cauta, lasciando che una nuvola di fumo uscisse dalle sue labbra dischiuse. Con un fluido movimento del polso tornò a portare la sigaretta Babbana alle labbra e tirò ancora.
Erano passati due mesi da quando si era diplomata con il massimo dei voti nelle materie che aveva scelto dopo i G.U.F.O , e ancora non le sembrava reale, trovarsi al centro di una guerra troppo grande per lei.
Dopo la fine della scuola, Marlene e il suo gemello Matthew, erano tornati nella casa a Silver, una cittadina quasi interamente popolata da maghi. I Babbani che vi vivevano si erano, ormai, abituati alla stramberia dei loro concittadini.
Al rientro a casa, i due neodiplomati, avevano rivisto Maximilìan, il loro fratello maggiore e loro padre, Conrad McKinnon, un uomo che aveva smesso di sorridere lo stesso giorno che la sua amata moglie aveva smesso di vivere per mano di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, Dayane McKinnon.
A riguardo dei suoi tre figli vi erano tante cose da dire: il suo primogenito, appunto Maximilìan, era stato un Corvonero esemplare come da tradizione per la loro famiglia, e così era stato anche per Marlene. L'altro suo figlio, Matthew, era stato un Grifondoro. Sicuramente un mago con fegato da vendere, quasi certamente uno di quelli che si sarebbe schierato in prima fila per combattere la guerra contro l'Oscuro Signore, un più facile bersaglio per i Mangiamorte, per così dire. Aveva seguito le orme del fratello maggiore, anche lui Auror e stratega impeccabile.
In quanto a Marlene non si poteva certo dire che il coraggio fosse il suo forte. Forse troppo sensibile e facile vittima del panico. Sicuramente meno visibile, dalla sua seconda fila. Perfetta, per così dire, per il compito che Silente le aveva affidato.
Attorno a Silver, la suddetta cittadina all'estremo sud dell'Irlanda, giravano un gran numero di leggende. Una di queste menzionava di uno strano Elisir dai magici poteri, conosciuto come Acqua d'Argento. Esso era in grado di guarire dalle più gravi ferite con una sola goccia del suo liquido e in grado di rendere immortale con cinque.
Quest'acqua era conservata in una piccolissima ampollina, tenuta al sicuro al collo del suo Custode il quale, se ne avesse bevuta anche solo una goccia, sarebbe morto all'istante.
Non tutti, ovviamente, credono all'esistenza di questo particolare intruglio. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominto non era fra questi: lui ci credeva eccome.
Silente, comunque, aveva radunato un esercito detto l'Ordine della Fnice, il quale, sotto la sua guida, combatteva l'Oscuro Signore lontano dal Ministero della Magia.
Fra i coetanei dei gemelli McKinnon vi erano i compagni di Casa di Matthew: James Potter, figlio di altri due Auror, Charlus e Dorea Potter, Lily Evans, figlia di Babbani fidanzata con il primo, Sirius Black, rampollo diseredato di una delle più Nobili ed Antiche Casate Purosangue, Remus Lupin e Peter Minus, Emmeline Vance e i fratelli Edgar ed Amelia Bones, Alice Prewett e il suo fidanzato Frank Paciock.
Non mancavano, certo, membri più grandi di loro. Basti nominare i gemelli Prewett che avevano frequentato Hogwarts nella Casa Grifondoro negli stessi anni in cui Maximilìan, anche lui membro dell'Ordine, e Dorcas Meadowes erano nella Casa di Corvonero. C'erano  anche Dedalus Lux, Sturgis Podmore, Kingsley Shacklebolt, Caradoc Dearbone, Benji Fenwick e l'insegnante di Trasfigurazione ad Hogwarts e il Guardiacaccia della stessa scuola: Minerva McGranitt e Rubeus Hagrid.
Marlene, gettò la sigaretta nel portacenere ed osservò i ghirigori di fumo che ancora vi uscivano. Guanrdò per un istante oltre alla finestra e poi legò i capelli in uno chignon un pò disfatto e si avvicinò allo specchio sulla parete di fronte al suo letto.
Aveva gli occhi gonfi di pianto dopo l'ennesima litigata con quello che da un anno a quella parte, senza contare tutte le volte che avevano litigato e non si erano parlati per giorni interi, era il suo ragazzo: Sirius Black.
Si erano conosciuti ad Hogwarts e ci avevano girato attorno per due anni. Lei, come molte altre ragazze, era attratta da lui. All'inizio al Black non interessava minimamente, poi si era appassionato alla sua amica, Mary MacDonald, e alla fine aveva concluso una sorta di storia con Marlene, al finire dell'estate precedente.
Mary e Marlene erano l'esatto opposto: la prima alta, capelli corti e corvini, occhi scuri e profondi e un carattere spontaneo e pimpante, la seconda aveva i capelli lunghi e biondi, gli occhi di un azzurro cobalto quasi spento, forse unico particolare che la distingueva dai due fratelli, entrambi i quali sfoggiavano occhi azzurro cielo.
Mary era Grifondoro, Marlene Corvonero.
Chiuse gli occhi e li riaprì decisa a distrarsi e iniziare a studiare per l'esame. Voleva diventare Guaritrice, e la strada era ancora lunga.

2. Amici
Mise silenziosamente un piede sul primo gradino e quando il tacco della scarpa risuonò al contatto col pavimento, si guardò attorno, circospetta. Prese un lungo sospiro e accostò meglio la borsa al collo, poi riprese a scendere silenziosamente. Cercò di toccare tutti i gradini solo con la punta, evitando quindi di far rumore con i tacchi. E ogni volta che faceva rumore, puntuale, si voltava a controllare. «Dove diavolo vai?» tuonò la voce di Matthew , all’inizio delle scale.«Shhhh. Fai silenzio.» rispose Marlene, tornando a guardasi intorno, circospetta.
«Dove diavolo vai?» ripeté suo fratello, in un bisbiglio.
«Esco.» rispose lei, ovvia. Matthew trattenne un ghigno e tornò a guardare la sorella.
«Ma dai. Non l’avevo capito. Dove vai?»
«Hem… Riunione con Silente. Sai, il ciondolo, bla bla. Non fare rumore, non voglio che papà si accorga che sto uscendo.»
«Silente? Ti accompagno. Infondo ho il compito di supervisionarti.» rispose il biondino, sorridendo sghembo.
«Okay, vado da Sirius. Contento?»
«No, per niente. Che ci vai a fare da lui alle nove e un quarto di sera?» tornò serio il ragazzo. «E poi, il tuo cavaliere ha intenzione di venirti a prendere o vuole che ti fai la strada da sola?»
«Il mio cavaliere, se ricordi bene, non sa niente del ciondolo quindi come può pensare che io corra rischi Materializzandomi a casa sua?»
«Cazzo, Marlene. Ma per chi mi hai preso? Lui non sa che stai andando da lui, vero? Ti ho sentita, l’altro giorno. Perché avete litigato?» Marlene sbuffò e poggiò l’intera pianta del piede per terra.
«Non me lo ricordo. Ora posso andare?»
«Ti accompagno.» disse Matthew, secco, avviandosi al portone e afferrando dall’attaccapanni la sua giacca di pelle nera. Marlene alzò un sopracciglio, scettica, poi lo seguì sbuffando. Sapeva che discutere con suo fratello non portava mai alla sua vittoria, se non ad un rispettivo lancio di piatti e incantesimi per tutta casa.
«Dove andate?» chiese Maximilìan, affacciandosi dal salone.
«Usciamo.» risposero i due in coro mentre Matthew si apprestava ad aprire il portone.«Eh, no. Vengo con voi. Io non ci voglio restare a casa con papà!»
«Ma perché non sono figlia unica?» chiese Marlene, retorica, osservando il fratello maggiore prendere la giacca ed uscire dietro all’altro fratello.
Una volta fuori furono avvolti dal venticello serale. Settembre si avvicinava e con il suo arrivo sarebbero cominciati di corsi di Auror per Matt, Sirius e i Malandrini.
«Meta?» chiese Max, lasciando che la sorella lo prendesse a braccetto.
«Casa di Sirius.» rispose suo fratello, nervoso. Entrambi i due ragazzi scattarono al primo rumore, alle loro spalle.
Marlene sentì il cuore accelerargli nel petto e le gambe non riuscire più a reggere il suo peso. Si strinse convulsamente al braccio del fratello maggiore mentre questo sfoderava la bacchetta e lanciava uno sguardo d’intesa a Matthew, che già stringeva la bacchetta.
Un gatto.
Max ridacchiò. «Siamo diventati tutti troppo apprensivi.» disse.
«Smaterializziamoci.» tagliò corto Marlene, con ancora le mani tremanti.
Si tennero stretti e, dopo il consueto strappo all’ombelico, tipico della Materializzazione, si trovarono in una via laterale della White City, a Londra. Davanti a loro una serie di villette.
Un po’ più in là, su Australia Road, una ringhiera azzurra li separava da alcune palazzine. Entrarono per il cancello aperto e seguirono il vialetto costeggiato da alberi. Superarono il primo condominio ed aprirono il portone del secondo con un banale incantesimo. L’appartamento di Sirius era al terzo, nonché penultimo, piano.
Dall’interno provenivano diverse voci, segnale che il giovane mago non era solo.
Marlene bussò ed aspetto che qualcuno li venisse ad aprire. A farlo fu Remus.
«Ciao, Marlene. Matt, Max.» salutò cordiale lasciando che i tre entrassero.
Davanti ai loro occhi si aprì il salone. La parete di destra era coperta da un mobile lungo e sottile, formato da diverse mensole e scompartimenti chiusi e a vetrina. Sulla mensola bassa vi era un televisore Babbano. Sull’altra parete era poggiato il divano a penisola, pieno di cuscini, occupato da uno scandalizzato Peter, intento a mangiare patatine direttamente dalla busta. Le pareti erano candide e riempite qua e là da cornici con foto. Sulle mensole vi erano altre cornici, più piccole, modellini di motociclette – Sirius ha sempre avuto un debole per le motociclette! – e qualche libro qua e là. La vetrina ospitava una scacchiera in vetro e due mensole vuote. Oltre il salone si scorgeva la vetrata che dava sul balcone.
La portafinestra era aperta e da fuori provenivano altre risate. Marlene entrò e appese il suo giacchetto all’attaccapanni dietro la porta. Max e Matt la imitarono.
«Ei, ciao Peter.» salutò Marlene, dolce, posando un bacio sulla guancia rosea del giovane mago, ancora seduto sul divano. La strega si guardò attorno.
All’angolo accanto alla vetrata vi erano ancora delle scatole, segno che da quando era andata dal suo ragazzo l’ultima volta, lui non si era ancora scomodato a finire di sistemare la sua roba. «Ciao, Rem.» salutò Matthew, pimpante. Marlene sorrise e si avviò in balcone. Fuori c’erano Frank, James e Sirius. Il primo era seduto al tavolino con un bicchiere di Fire Wisky, il secondo in piedi accanto alla ringhiera, intento a ridere a crepapelle col terzo, che, a sua volta, stringeva la bottiglia di wisky in una mano.
«Buonasera.» salutò Marlene sorridendo ed avvicinandosi a dare un bacio sulla guancia a Frank, uno a James e uno sulle labbra a Sirius.
«Ciao Lene.» salutò James, ridacchiando.
«Come mai qui?» chiese invece il Black.
«Bhè, non ci vediamo da tre giorni e ho pensato di venire a fare un salutino.» disse la strega, sorridendo.
«Lenee» gridò Lily, venendo dal salone. Probabilmente era in cucina.
«Lily» rise Marlene andandole in contro ed abbracciandola.
«Lene, come stai?» chiese Lily, allegra e dolcissima, come sempre.
«Bene, tu?» rispose la bionda, sorridendo radiosa.
«Bene. Vieni in cucina, c’è anche Mary.» Marlene lanciò un’occhiataccia al suo ragazzo, che sorrideva, e seguì l’amica oltre la porta nello stesso istante in cui Matt era uscito fuori, accolto dalle grida di benvenuto dei suoi ex compagni di casa e stanza ad Hogwarts.
«Marlene» salutò Mary, sorridendo felice, andando in contro all’amica per salutarla con un abbraccio.
«Ciao Mary»
La serata passò ricca di risate ma ben presto giunse alla conclusione così quasi tutti gli ospiti si congedarono.
Marlene era in cucina a sistemare, mentre lei posava le pentole e i piatti già asciutti, le stoviglie sporche si lavavano da sole nel lavandino, e quelle bagnate si asciugavano sul tavolo. Nell’altra stanza sentiva ancora Sirius ridacchiare con i suoi fratelli mentre sistemavano il salone. Le scivolò un coltello da mano e si tagliò un dito.
Mugugnò un lamento e portò il dito lesionato prima alla bocca e poi sotto l’acqua fredda. Sbuffò poi, senza togliere il taglio da sotto il flusso d’acqua, prese un bicchiere dallo stipetto e vi versò l’acqua del frigorifero Babbano dentro. Chiuse l’acqua e si avvicinò al tavolo, sorseggiando l’acqua fredda.
«Tutto bene?» chiese Matthew, affacciandosi con una ciotola e dei piatti sporchi in mano.
«Si, è solo un taglietto.» rispose Marlene prima di prendere le cose da mano al fratello ed aggiungerle a quelle che si stavano lavando da sole.
«Max deve andare.»
«Okay.»
«Posso fidarmi a lasciarti qui?» domandò nervoso ed insicuro allo stesso tempo. La strega sorrise.
«Si.»
«Il ciondolo?» Marlene mise una mano al collo e mostrò al fratello l’ampollina contenente un liquido argentato.
«Okay.» concluse poi. «Ho l’esame, domani alle tre. Mi accompagni?» chiese la bionda, sorridendo serafica.
«Si. Sei sicura di non voler tornare a casa con noi?» Marlene rise.
«Stai tranquillo.» si avvicinò e lo abbracciò.
«Matt, sbrigati. Devo andare. Marlene, fai la brava.» disse Max entrando in cucina e abbracciando la sorella.
«Ei, passo la notte qui, non sto andando in guerra.» ridacchiarono poi i due fratelli si avviarono alla porta e si congedarono in breve tempo.
Sirius entrò in cucina poco dopo, posò i bicchieri nel lavandino e si avvicinò alla sua ragazza.
«Perché non mi avevi detto che venivano gli altri, stasera?» chiese Marlene, alterata. Il Black le si avvicinò ancora e la chiuse tra sé e il tavolo.
«Non avevo voglia di scrivere.» rispose sottovoce.
«Ah, davvero? Ma guarda un po’. Per Mary avevi voglia, invece?» Sirius sbuffò e si allontanò da lei, prese alcune stoviglie asciutte e le rimise a posto.
Marlene dapprima l’osservò scettica, poi uscì dalla cucina, percorse il corridoio ed entro nella camera da letto del suo ragazzo. Il letto era in disordine, segno che non c’era stato per tutto il giorno. Sulla scrivania vi erano delle buste chiuse ed alcuni biglietti aperti. La strega si avvicinò e ne sfogliò alcuni. Uno era di James, avvertiva del suo arrivo quella sera. Uno di Remus e uno, quasi nascosto sotto a gli altri, era firmato da una certa Katia. Diceva: Buongiorno, tesoro. Non vedo l’ora di rivederti, mi manchi tanto.
La giovane lesse e rilesse quel biglietto circa una dozzina di volte poi partì a passo di carica verso il portone.
Sirius uscì dalla cucina al suo passaggio e le andò dietro. La osservò prendere la giacca dall’attaccapanni, infilarsela ed aprire la porta.
«Dove vai?» chiese. Non ottenne risposta se non il rumore della porta che sbatteva sui cardini. Sbuffò e la riaprì, pronto a scendere le scale dietro a Marlene.
«Ti vuoi fermare e mi spieghi cosa diavolo t’è preso?» sibilò quando, ormai, erano al secondo piano. La bloccò per un polso e la tirò a sé.
«Lasciami!»
«È perché non ti ho chiamata? Okay, non mi andava di essere il primo a cercarti, d’accordo?»
«Mi fa piacere, ma non mi interessa. Adesso lasciami che voglio andare a casa.» Sirius imprecò poco finemente poi la sbatté contro il muro delle scale. La strega lanciò un gridolino abbastanza contenuto.
«Mi fai male, lasciami.»
«Non gridare, non mi va che tutti sappiano che stiamo litigando. Ora dimmi che cazzo è successo, grazie.»
«Chi è Katia?» chiese la bionda, arrabbiata.
«Katia? Non ne ho idea.»
«È per questo che le manchi, allora, giusto?» la strega si fece forza sulle braccia e allontanò il ragazzo da sé per poi continuare a scendere le scale.
«Sei andata a ficcanasare? Complimenti.»
«A quanto pare ho fatto bene.»
«Marlene, Katia è una tizia che abbiamo incontrato io e James appena due giorni fa, al Ministero. Frequenterà il corso Auror con noi, a settembre.» spiegò il Black.
«Non ne avevi idea appena cinque secondi fa, Sirius.»
«Quel messaggio è di ieri, non ci avevo pensato.»
«Se era di ieri per quale maledetto motivo non mi hai avvertita quando ti è arrivato?»
«Avevamo litigato!»
«E che cosa c’entra?» Marlene fece per continuare a scendere i pochi gradini che ormai la separavano dal pianerottolo di terra ma il mago la tirò di nuovo a sé.
«Non ti chiederò scusa per qualcosa che ho fatto, figurati per una per il quale non c’entro niente. Chiaro?» disse, duro.
«Si.» rispose l’altra, ancora in fiamme per la rabbia.
«Ti rendi conto che stiamo già litigando di nuovo?»
«Di certo non per colpa mia.» rispose Marlene, incrociando le braccia sotto al seno pieno.
«Ma neanche mia.»
«È colpa di Katia.» conclusero insieme.
Sirius si avvicinò e le posò un bacio sulle labbra, dapprima lento poi sempre più passionale. In breve tempo, la giovane strega, si ritrovò ancora incastrata tra il muro e il corpo del mago. Il Black fece una leggera pressione sulle cosce della ragazza e lei si lasciò prendere in braccio. Si Materializzarono direttamente nella sua camera da letto.
Visto che era li da meno di un mese, non aveva ancora messo nessun incantesimo di protezione.
Marlene si slacciò dal ragazzo, si sfilò le scarpe e lasciò che l’ex Grifondoro la facesse stendere sul letto, sotto di lui.
«Non eri arrabbiata con me, McKinnon?» domandò Sirius, sbruffone.
«Taci, Black.» rispose lei, prima di fiondarsi di nuovo sulle sue labbra.
La stanza era buia, se non per la porta aperta che lasciava entrare la luce del corridoio. Marlene socchiuse gli occhi e notò una luce argentata farsi strada fuori dalla finestra.
«Sirius?» chiamò con voce tramante per i brividi che i baci sul collo le stavano facendo provare.
«Si?» rispose il mago, incatenando i suoi occhi grigi a quelli azzurro cobalto di lei.
«Un Patronus.» Sirius scattò seduto e osservò la luce argentata attraversare la parete ed inchiodare davanti a loro. Marlene tremò ma si sedette anche lei, pronta ad ascoltare.
Il Patronus era di Remus: un lupo.
«Mary è stata attaccata. Raggiungeteci al San Mungo.» parlò la voce del giovane Licantropo.
Il Black si alzò e aiutò Marlene a fare altrettanto.
«Mary?» mugolò la strega, sentendo già il panico invaderla.


Spero vi piaccia :)
Buona giornata ^^

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