venerdì 5 ottobre 2012


10. Mary

La bolla fluttuava a circa un metro di distanza da Max e Summer, entrambi attenti ad osservarvi all’interno.
«Adesso è lungo poco più di un centimetro ma si stanno cominciando a formare gli arti superiori ed inferiori, e le manine e i piedi ora sembrano più delle pinne che altro. Si sta cominciando a formare anche il cervello.» spiegò Marlene, sorridendo intenerita.
«Guarda quanto batte forte il cuore!» constatò Summer, facendo pressione sul braccio del promesso sposo.
«Sì… È… cioè, io… non ho mai visto… lui… cioè lei…» balbettò Maximilìan, incapace di formulare una frase.
«Il cuore fa centocinquanta battiti al minuto. Pensa che in un adulto sono più o meno la metà. Fra un po’ comincerà a definirsi meglio il cordone ombelicale e poi il sesso e sarà possibile registrare l’attività cerebrale.»
Summer tirò un lungo respiro e il maggiore dei McKinnon si preoccupò di abbracciarla e posarle un bacio tra i capelli.
Quando la porta suonò, Marlene lasciò i due piccioncini a godersi in tempo reale la loro creaturina di sette settimane e mezza e corse alla porta.
«Mary, entra.» la accolse.
«Ciao Lene. Scusa per il così poco preavviso. Com’è andata al San Mungo?» domandò la MacDonald.
«Meglio di quanto sperassi. Jake mi è sembrato il solito. Non riesco a capacitarmi: non avrei mai pensato che uno come lui potesse essere la spia dell’ospedale. Sembrava così… così…»  cercò di spiegare.
«È bravo a fingere, allora.»
«Sì. Deve essere così. Andiamo in camera mia?»
«D’accordo. Ho poco tempo, mia mamma mi aspetta a casa.» disse Mary.
«Non preoccuparti.»
Raggiunsero la camera di Marlene camminando l’una accanto all’altra in silenzio.
«Entra.» la invitò la strega.
«Vogliamo sederci in balcone? Cercherò di rendere la mia storia il più breve possibile.»
«Va bene. Estele? Puoi portarci un tè?» gridò la ex Corvonero, affacciata sul corridoio.
«Ad Hogwarts, al sesto anno, credevo di poter avere tutto ciò che volevo senza nemmeno aver bisogno di chiederlo.» cominciò la MacDonald, sospirando, sedendosi accanto al tavolino in terrazza.
Marlene si sedette sull’altra sedia e avvolse la gambe con le braccia.
«Avery e Mulciber non mi stavano più addosso come prima e molti ragazzi avevano cominciato a riempirmi di complimenti, a dire che ero bella. E mi ci sentivo, bella.»
«Non capisco, Mary.» la interruppe Marlene.
«Lo so. Ma ho bisogno che tu sappia tutto.» la McKinnon annuì.
Estele entrò nella stanza e posò le due tazze col tè sul tavolino senza fare troppo rumore e se ne andò senza interrompere ulteriormente le chiacchiere delle due streghe.
«Anche Sirius mi girava intorno, te lo ricordi?»
«E come dimenticarlo? Ero già innamorata di lui.» disse Marlene.
«Sì. E me lo dicesti, solo che anche io provavo qualcosa per lui così cedetti alle sue corti. Parlai con lui, ci uscii, ci baciammo. Non ebbi mai il coraggio di dirtelo.»
«Me lo ha detto Sirius, comunque. In una delle prime litigate.»
«Io e te litigammo anche, perché tu ci eri rimasta male perché te lo avevo nascosto.»
«Non mi piacciono i segreti.» disse Marlene.
«Lo so, lo so.» ribatté Mary.
«Continua.» la bionda portò alla bocca la sua tazza di tè e ne bevve un sorso, poi tornò a guardare l’amica.
«Quando tu e Sirius andaste a letto assieme, l’anno successivo, mi sentii sprofondare. Alla fine aveva scelto te.»
«In realtà mi aveva detto che era stato solo un gioco.» precisò Marlene.
«Ma non era così e lo sai. Persino Lily assistette ad una delle numerose sfuriata di James nei confronti di Sirius.»
«Hanno litigato?»
«Litigò anche con Matthew, non te lo hanno detto?»
«No.» rispose la strega, guardando in basso.
«Comunque il giorno che lui è tornato da te io ero seduta sulle scale. Leggevo. Ero arrabbiatissima con te, Lene, questo me lo devi concedere: ai miei occhi era colpa tua se Sirius non mi guardava più.» la McKinnon non rispose. «Sentii ogni singola parola e quando tu te ne sei andata le scale dove ero seduta si mossero ed io arrivai proprio sul pianerottolo dove stava Sirius.»
Marlene deglutì.
«Non mi dirai che…?» Alcune lacrime rigarono le guance della ex Grifondoro che, singhiozzando, riprese a parlare.
«Mi faceva tenerezza vederlo così giù e quindi gli ho detto che ti conoscevo, che sapevo che eri fatta così, che quando ti arrabbi dici cose che non pensi e che saresti tornata da lui appena sbollito.»
«E lui?»
«Lui ha detto che non gli importava di com’eri fatta e quando ho messo in dubbio le sue parole lui mi ha baciata. Mi sarei dovuta scansare, lo so. Sapevo che era una bugia quel bacio, che lo stava facendo per dare una lezione a te.» ormai Mary aveva le guance invase dalle lacrime.
«Cos’è successo dopo, Mary?» insistette Marlene, fredda.
«Mi ha portata in un aula vuota, ha chiuso la porta ed io non sono riuscita a dire di no nemmeno una volta. Mi dispiace, Marlene…»
«Come hai potuto non dirmi niente?»
«Non volevo perderti. Sirius mi di dimenticare quello che era successo e poi, quando ti ha dato il bracciale, mi sono sentita sconfitta. Non poteva essere mio: dovevo dimenticarlo ma allo stesso tempo ti sentivo costantemente parlare di lui.»
Marlene deglutì e posò la tazza sul tavolo.
«Và via, Mary. Chiedo a Max di accompagnarti.»
«Aspetta... Mi dispiace da morire, Lene! Ascoltami. Mi devi credere!»
«Non mi interessa, Mary. Per favore vattene.» ripeté Marlene, con voce spezzata.
«Non dire a Sirius che te l’ho detto…»
 «Era questa la carta che non poteva scoprire, Mary, lo capisci? È più di un anno che vivo in una bugia e che penso a te come alla mia migliore amica quando tu sei stata addirittura capace di andare a letto con il mio ragazzo! Mary vattene. Voglio stare un po’ da sola.»
«Okay… Ma sappi che mi dispiace, che ti voglio bene come a una sorella e che, davvero, se potessi cambierei quello che è successo.»
«Sì ma non serve perché ormai è fatta. E né tu né Sirius, che vi vantate tanto di essere dei Grifondoro, avete mai avuto il coraggio di dirmelo. Nessuno di voi mi ha mai voluto abbastanza bene da volermi vivere nella verità e di rischiare pur di non ingannarmi!» gridò Marlene.
«Non è così, Lene, lo sai. Ti vogliamo entrambi bene è solo che era una cosa troppo grande.»
«Avete rovinato tutto proprio adesso che è troppo tardi, Mary! Fatti accompagnare da Max o da Matt o da chi diavolo vuoi tu… Ma vai via.»
«Mi dispiace.» disse la ex Grifondoro prima di uscire dalla stanza ed andare via.
«Tutto bene, Marlene?» domandò Matthew, entrando poco dopo.
«Sì.»
«Ti ho sentita gridare. Cos’è successo?» la strega si voltò a pancia in su e si asciugò gli occhi.
«Sirius e Mary sono andati a letto insieme.»
«Che cosa?»
«Non gridare.» lo rimproverò Marlene, singhiozzando.
«Che cosa?» ripeté il ragazzo, bisbigliando. «Ma quando?»
«Il giorno che io e lui chiarimmo.»
«Gli spacco la faccia.»
«No. Tu non fai proprio niente. Gliela spacco io, la faccia.» la strega si alzò e camminò a passo di carica fuori dalla stanza e poi giù per le scale, seguita dal fratello.
«Dove vuoi andare?» le chiese.
«Da lui!»
«Ti accompagno.»
«No. Posso Materializzarmi direttamente a casa sua e voglio parlargli a quattr’occhi.»
«Ti accompagno al cancello e ti aspetto lì.»
«Dai da mangiare a Brioche mentre sono via.» Marlene corse lungo il vialetto e, una volta fuori, si Smaterializzò.
Il salone dell’appartamento di Sirius era vuoto ma il ragazzo doveva essere in cucina visto che sentiva la sua voce e quella di James discutere.
Si asciugò le lacrime: se gli doveva far fargli una sfuriata davanti a James doveva almeno entrare con dignità.
«Chi è?» domandò James, affacciandosi. «Ciao Marlene. Tutto apposto?»
«Che ci fai qui, Lene?» chiese Sirius, affiancando James.
«Sei un fottuto bugiardo, Black.» gridò la strega, spingendolo. Sia lui che l’amico la fissarono increduli.
«Che ti prende?» le chiese il mago.
«Con quale faccia hai osato anche solo parlare con me in tutto questo tempo? Mary mi ha detto tutto!»
«Che cosa?»
«Sei un codardo. Non hai mai avuto abbastanza fegato da dirmi quello che era successo. E ci credo che non volevi scoprire le tue carte! Sei uno stronzo! Un grandissimo figlio di puttana – Walburga dovrebbe sapere di esserlo, ormai! – e non voglio mai più rivederti!»
«Vuoi farmi parlare?» disse Sirius, scavalcando la sua voce.
«No. Stai zitto.» Marlene si slacciò il braccialetto e prese la mano del ragazzo per mettercelo dentro.
«Fammi spiegare!»
«Non voglio le tue stupide scuse. Vigliacco.» tornò in salone e si Smaterializzò.
«Odio quando fa così! Non mi fa parlare, l’hai vista?» gridò il Black, in preda alla collera.
«Scusami, Padfoot, ma non ha tutti i torti. E te lo dissi già all’epoca dell’accaduto.» rispose James.
«Grazie, Jamie. Senza le tue parole non saprei cosa fare.»
«Non prendertela con me. Sei tu che hai i grilli nella testa! Falla calmare: le parlerai domani. Vado a casa prima che mia madre e Lily decidano di chiamare gli Auror per vedere che fine ho fatto. Ci vediamo domani mattina. Tu e Matt fate il turno dentro ed io e Moony fuori.» ed anche James andò via.

 Il giorno dopo Marlene arrivò in ospedale con un leggero ritardo che, l’attendo Jake, non riuscì a non notare.
«Come mai in ritardo, signorina McKinnon?» domandò sistemandosi per andare a fare il suo solito giro di controlli.
«Ho avuto dei problemi. Scusa.»
«Non fa niente, Marlene. Ti ho lasciato alcune cartelle con delle visite da fare entro mezzogiorno: occupatene tu poi portami i fascicoli completati prima di andar via.»
«D’accordo.» rispose, meno spaventata da lui.
Jake le sorrise ed andò via, lasciandola ai suoi pensieri.
Una volta sola, la strega si sedette alla scrivania ed aprì cautamente uno dei cassetti personali del Medimago, così come le aveva detto di fare Malocchio.
Sbirciò verso la porta e sospirò vedendola chiusa.
Guardò dentro al cassetto. In cima a tutto c’era una cartella verde. La sollevò leggermente e sbirciò tutti i documenti che c’erano sotto.
Tutte cartelle mediche.
Aprì il secondo cassetto e, sotto la pila di fascicoli c’era la sua agenda personale.
Era chiusa con la magia ma Silente aveva provveduto a fornirle un incantesimo che andava bene con quasi tutte le chiavi magiche.
Lo pronunciò sottovoce muovendo la bacchetta e sfoglio alcune pagine fino ad arrivare a quella del giorno.
Sotto l’orario nove e quindici c’erano scritte due parole: Diagon Alley.
Chi faceva la guardia a Diagon Alley, si chiese nel panico.
Mary e Peter.
Guardò l’orologio.
Nove e dodici.
«No…» bisbigliò rimettendo l’agenda al suo posto e correndo velocemente alla ricerca di Matt.

Scappo che mio fratello vuole il pc :) bacii
A presto :D

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