Questo, a dir il vero, è l'ovvietà fatta storia: nessun colpo di scena, niente di speciale, però non è bruttissimissimo xP
Vabbè... Spero di ricevere qualche vostro commento in più, anche per dirmi cosa secondo voi devo migliorare o cambiare radicalmente ^^
Buona Lettura
12. Insulti
Nei tre giorni successivi alla morte
di Mary, Marlene rifiutò di parlare con Sirius diverse volte. Al San Mungo non
dovette rispondere a troppe domande e il suo umore non accennava minimamente a
migliorare. Era arrabbiata, triste, dispiaciuta e tutte le sue emozioni le
vorticavano nello stomaco dandole quel senso di nausea che, puntualmente, le
faceva passare la fama.
Il funerale di Mary, il mercoledì
pomeriggio, fu devastante e guardare i genitori della ragazza sconvolti e
affranti, non fece che peggiorare il rimorso e il dolore nel cuore della ex
Corvonero.
Quel venerdì sera, al suo ritorno dal
San Mungo, si sentì più stanca del solito.
Passò una buona mezz’ora nell’acqua
calda e altrettanto tempo a spazzolarsi i capelli seduta davanti alla specchiera
di sua mamma, nella stanza da bagno.
Posò la spazzola e si accucciò sulla
superficie piana in legno chiaro, poggiando il viso sulle braccia conserte.
L’ultima volta che aveva visto Sirius
era stata al funerale quando gli aveva di nuovo urlato che non avrebbe mai
voluto avere a che fare con lui.
Una parte di lei le aveva fatto
credere che prima o poi le avrebbe scritto, ma quel momento non era ancora
arrivato e lei avrebbe tanto voluto gridare, gridare con tutto il fiato che
aveva in corpo e liberarsi dalla nausea che la invadeva.
Si alzò con cautela, silenziosa come
era stata da quando Mary era andata via, ed uscì dal bagno.
Nessuna lettera sulla scrivania, né
sul letto – dove, invece, era comodamente acciambellato Brioche – né da
nessun’altra parte. E dire che aveva lasciato la portafinestra aperta apposta
per un gufo. L’unica cosa che era entrata, invece, era l’aria fredda della sera
di quel ventisei Settembre.
Chiuse il vetro e si legò i capelli
in una coda alta e decisamente sfatta.
E se Sirius non la cercava, pensò,
allora lo avrebbe cercato lei.
Infilò le prime scarpe che trovò in
fondo all’armadio e recuperò tutte le sue cose per infilarle nella borsa e
scendere le scale frettolosamente.
«Vai da Sirius?» le chiese Summer,
vedendola scendere.
«Sì. Se Matt ti chiede digli di stare
tranquillo e che, a costo di tirarlo per le orecchie, mi faccio
riaccompagnare.» rispose Marlene, mogia.
«D’accordo.» sorrise.
Marlene continuò per la sua strada
camminando lenta fino a fuori dal cancello dove si Smaterializzò.
Sirius le puntava la bacchetta, in
piedi di fronte a lei nel suo salone.
«Chiederti di avvertire prima di piombare
nel salone di casa mia è troppo, McKinnon?» si lamentò il Black, rimettendo via
la bacchetta.
«Perché non mi hai più cercata?»
domandò Marlene, alterata.
«Mi hai detto che non volevi più
vedermi.» rispose Sirius, secco.
«Questa è l’ennesima prova di quanto
tu sia stupido.»
«Se sei venuta qui per offendere puoi
anche tornartene a casa.»
«Non ti azzardare a dirmi quello che
devo fare, Black!» gridò la strega, avvicinandosi a lui. Sirius sorrise
sghembo.
«Che c’è? Non eri in grado di stare
senza di me e sei venuta a rimarcare il territorio?» la stuzzicò.
«Tu non sei niente per me.»
«E allora perché sei qui?» sentì la
rabbia che le ribolliva dentro da giorni, esploderle dentro. Lo spinse contro
una parete ed incollò le sue labbra a quelle di lui. L’arma più forte che aveva
contro Sirius era dirgli quello che provava attraverso il contatto fisico.
Era un bacio diverso da quelli dolci
che si erano scambiati. Era uno di quelli che si davano solo quando avrebbero
tanto voluto schiantarsi a vicenda, piuttosto che darselo davvero.
E dopo un bacio non bastò più per
quella guerra troppo grande per entrambi.
Sirius spostò Marlene senza smettere
di baciarla ed invertì le posizioni, lasciando che fosse lei ad essere
intrappolata tra il muro e il suo corpo.
Al Black piaceva particolarmente
quella posizione, era chiaro!
Fece pressione sulle sue cosce e,
pochi attimi dopo, la strega gli era in braccio.
«Sei una persona viscida!» biascicò
tra un bacio e l’altro.
«Immagino sia questo il motivo per il
quale mi stai avvinghiata, no?» la prese in giro lui, spingendola maggiormente
contro la parete e lasciandole una scia di baci infuocati lungo il collo.
«Ti odio.»
«Lo vedo.»
Quando raggiunsero la camera da letto,
il Black la lasciò cadere tra le lenzuola e vi si mise sopra reggendosi sui
gomiti per non pesarle addosso.
«Un perfido bastardo e figlio di una
megera.»
«Mia madre sarebbe felicissima di
sentirtelo dire.»
Marlene lo spinse di nuovo, facendo
leva sul suo petto per mettersi a cavalcioni su a lui, sfilandogli la maglia
con foga.
«È tutta colpa tua.» disse, poi.
Sirius alzò il busto così da poter
arrivare al viso della strega, troppo lontano del suo.
«Adesso schhh.» bisbigliò
intrappolando nuovamente le sue labbra e portandola, con più dolcezza,
nuovamente sotto di sé. Le sfiorò le labbra con la lingua e approfittò dei suo
brividi per sbottonare la camicetta.
«Vorrei picchiarti!» gli sussurrò in
un orecchio.
«Non ne saresti capace.» in tutta
risposta Marlene si preoccupò di graffiargli con le unghie la spalla sinistra –
su quella destra c’era il tatuaggio che avevano fatto assieme.
Il Black non fece una piega,
sfilandole le maniche della camicia e posando alcuni baci sulle spalle nude.
«Avresti dovuto dirmelo.» insistette
la strega, socchiudendo gli occhi.
«Non sei credibile a fare
l’arrabbiata in questo momento, Marlene. Lasciatelo dire.»
«Non mi piacciono i segreti.»
«Rettifica: non ti piacciono i
segreti degl’altri. Ognuno ha i suoi.»
«Tu ne hai troppi.»
«Tu mi nascondi le cose più banali!»
affermò il Black, allontanandosi dal suo viso.
«E tu quelle serie! Mary era una mia
amica, Sirius! È colpa tua se se n’è andata senza che io avessi nemmeno il
tempo di dirle che non era importante…»
«Sai che non sono stato io ad
ucciderla, vero?» Marlene annuì ed una lacrima solitaria scese e le rigò la
guancia.
«Avresti dovuto dirmelo.» precisò,
poi.
«Adesso basta, Lene.» sussurrò lui,
dandole un bacio sulla guancia, lì dove si era fermata la lacrima.
Quando riaprì gli occhi la sveglia
Babbana sul comodino segnava le due e trentasette. Si passò una mano tra i
capelli e cercò di voltarsi verso Sirius senza aggrovigliare maggiormente la
coperta candida.
Sospirò. Scostò silenziosamente il
lenzuolo e spinse i piedi a terra, rabbrividendo al contatto con il freddo
della mattonella.
Prese la maglia nera a maniche lunghe
che aveva sfilato al ragazzo la sera prima e la indossò, strofinandosi le
braccia per riscaldarsi.
Camminò svelta lungo il corridoio senza
smettere mai di stringere la bacchetta e di sussultare al minimo rumore e,
arrivata in salone, prese la sua borsa da terra e vi frugò all’interno con
l’intento di fumare una sigaretta.
Tornata in camera da letto optò per
la finestra del bagno della stanza, vicino alla tazza del gabinetto, in grado
di tenere d’occhio il Black dalla porta aperta.
Si sedette sulla tavoletta e aspirò
la prima folata di fumo, socchiudendo gli occhi al piacevole pizzicorino che
sentì in gola.
Alla fine aveva ceduto, si rimproverò.
Non era stata capace di far capire a Sirius quanto era stata male ma non aveva
più tempo.
Una qualunque delle persone a lei
care sarebbe potuta scomparire da un momento all’altro e doveva essere sicura
di non doverle lasciar andare in collera con loro, com’era successo con Mary.
Rabbrividì ed aspirò nuovamente.
Si voltò di scatto quando avvertì lo sfregarsi
delle lenzuola.
Sirius si era svegliato e la
guardava, un po’ intontito.
Marlene tirò ancora e si buttò di
nuovo i capelli indietro. Mise la sigaretta fuori e fece cadere la cenere
dall’estremità infuocata. Un ultima folata di fumo e lasciò cadere il mozzo
giù. Si alzò lentamente e richiuse la finestre sotto lo sguardo attento del
Black che non le aveva ancora tolto gli occhi di dosso.
Quando la strega si sdraiò nuovamente
sul letto e si tirò la coperta per non soffrire il freddo, Sirius si accostò un
po’ di più a lei, calando nel sonno pochi minuti dopo.
La mattina dopo Marlene si svegliò
tardi. Erano le dieci e un quarto ma, visto che il suo turno al San Mungo era
di pomeriggio, si voltò dall’altra parte.
Il Black non c’era e sul cuscino
c’era una rosa rossa ed un biglietto.
La strega si allungò e lo prese in
mano.
Mi dispiace.
P.S.: Ricordati tutto questo perché non succederà mai
più.
Sono dovuto uscire, resta quanto vuoi.
Ho messo gli incantesimi di protezione stamattina,
stai tranquilla!
Sirius
Le scuse scritte in un biglietto. Bé,
poteva ritenersi fortunata. Non era certo da lui chiedere scusa e se si
aspettava di sentirselo dire in faccia, si sbagliava di grosso.
Ma la rosa, infondo, era già una
bella vittoria.
Brutta notizia: mi sono persa alcuni capitoli :S spero di riuscire a provvedere il prima possibile...
Ho un sacco di problemi con l'HTML, se non ve ne siete accorti :S
Alla prossima ^^
Alla prossima ^^
Come sempre scrivi molto bene, nel leggere questo capitolo si riesce a vivere la scena. Bravissima.
RispondiEliminaDici di non avere ispirazione, prova a chiuderti in un'isola tutta tua, dove nessuno può entrare e guarda dentro te, vedrai che l'ispirazione viene da sola. Un abbraccio. Scilla
Grazie ^^
EliminaSì, lo so... Ma avvolte non c'è proprio tempo... Poi io sono una di quelle che deve buttare giù appena ha l'idea... bastano due secondi di distrazione e perdo tutto...
Avevo avuto un'idea dolcissima ma mio fratello e mio padre si sono messi a litigare e non mi sono ricordata più niente xp..
Vabbè ^.^
Baci, Federica