sabato 3 novembre 2012

Scusate per l'attesa ma avrei voluto scrivere un capitolo intermedio tra questo e lo scorso ma non ci sono riuscita per mancanza di ispirazione e, soprattutto, di tempo!
Questo, a dir il vero, è l'ovvietà fatta storia: nessun colpo di scena, niente di speciale, però non è  bruttissimissimo xP
Vabbè... Spero di ricevere qualche vostro commento in più, anche per dirmi cosa secondo voi devo migliorare o cambiare radicalmente ^^
Buona Lettura

12. Insulti

Nei tre giorni successivi alla morte di Mary, Marlene rifiutò di parlare con Sirius diverse volte. Al San Mungo non dovette rispondere a troppe domande e il suo umore non accennava minimamente a migliorare. Era arrabbiata, triste, dispiaciuta e tutte le sue emozioni le vorticavano nello stomaco dandole quel senso di nausea che, puntualmente, le faceva passare la fama.
Il funerale di Mary, il mercoledì pomeriggio, fu devastante e guardare i genitori della ragazza sconvolti e affranti, non fece che peggiorare il rimorso e il dolore nel cuore della ex Corvonero.
Quel venerdì sera, al suo ritorno dal San Mungo, si sentì più stanca del solito.
Passò una buona mezz’ora nell’acqua calda e altrettanto tempo a spazzolarsi i capelli seduta davanti alla specchiera di sua mamma, nella stanza da bagno.
Posò la spazzola e si accucciò sulla superficie piana in legno chiaro, poggiando il viso sulle braccia conserte.
L’ultima volta che aveva visto Sirius era stata al funerale quando gli aveva di nuovo urlato che non avrebbe mai voluto avere a che fare con lui.
Una parte di lei le aveva fatto credere che prima o poi le avrebbe scritto, ma quel momento non era ancora arrivato e lei avrebbe tanto voluto gridare, gridare con tutto il fiato che aveva in corpo e liberarsi dalla nausea che la invadeva.
Si alzò con cautela, silenziosa come era stata da quando Mary era andata via, ed uscì dal bagno.
Nessuna lettera sulla scrivania, né sul letto – dove, invece, era comodamente acciambellato Brioche – né da nessun’altra parte. E dire che aveva lasciato la portafinestra aperta apposta per un gufo. L’unica cosa che era entrata, invece, era l’aria fredda della sera di quel ventisei Settembre.
Chiuse il vetro e si legò i capelli in una coda alta e decisamente sfatta.
E se Sirius non la cercava, pensò, allora lo avrebbe cercato lei.
Infilò le prime scarpe che trovò in fondo all’armadio e recuperò tutte le sue cose per infilarle nella borsa e scendere le scale frettolosamente.
«Vai da Sirius?» le chiese Summer, vedendola scendere.
«Sì. Se Matt ti chiede digli di stare tranquillo e che, a costo di tirarlo per le orecchie, mi faccio riaccompagnare.» rispose Marlene, mogia.
«D’accordo.» sorrise.
Marlene continuò per la sua strada camminando lenta fino a fuori dal cancello dove si Smaterializzò.
Sirius le puntava la bacchetta, in piedi di fronte a lei nel suo salone.
«Chiederti di avvertire prima di piombare nel salone di casa mia è troppo, McKinnon?» si lamentò il Black, rimettendo via la bacchetta.
«Perché non mi hai più cercata?» domandò Marlene, alterata.
«Mi hai detto che non volevi più vedermi.» rispose Sirius, secco.
«Questa è l’ennesima prova di quanto tu sia stupido.»
«Se sei venuta qui per offendere puoi anche tornartene a casa.»
«Non ti azzardare a dirmi quello che devo fare, Black!» gridò la strega, avvicinandosi a lui. Sirius sorrise sghembo.
«Che c’è? Non eri in grado di stare senza di me e sei venuta a rimarcare il territorio?» la stuzzicò.
«Tu non sei niente per me.»
«E allora perché sei qui?» sentì la rabbia che le ribolliva dentro da giorni, esploderle dentro. Lo spinse contro una parete ed incollò le sue labbra a quelle di lui. L’arma più forte che aveva contro Sirius era dirgli quello che provava attraverso il contatto fisico.
Era un bacio diverso da quelli dolci che si erano scambiati. Era uno di quelli che si davano solo quando avrebbero tanto voluto schiantarsi a vicenda, piuttosto che darselo davvero.
E dopo un bacio non bastò più per quella guerra troppo grande per entrambi.
Sirius spostò Marlene senza smettere di baciarla ed invertì le posizioni, lasciando che fosse lei ad essere intrappolata tra il muro e il suo corpo.
Al Black piaceva particolarmente quella posizione, era chiaro!
Fece pressione sulle sue cosce e, pochi attimi dopo, la strega gli era in braccio.
«Sei una persona viscida!» biascicò tra un bacio e l’altro.
«Immagino sia questo il motivo per il quale mi stai avvinghiata, no?» la prese in giro lui, spingendola maggiormente contro la parete e lasciandole una scia di baci infuocati lungo il collo.
«Ti odio.»
«Lo vedo.»
Quando raggiunsero la camera da letto, il Black la lasciò cadere tra le lenzuola e vi si mise sopra reggendosi sui gomiti per non pesarle addosso.
«Un perfido bastardo e figlio di una megera.»
«Mia madre sarebbe felicissima di sentirtelo dire.»
Marlene lo spinse di nuovo, facendo leva sul suo petto per mettersi a cavalcioni su a lui, sfilandogli la maglia con foga.
«È tutta colpa tua.» disse, poi.
Sirius alzò il busto così da poter arrivare al viso della strega, troppo lontano del suo.
«Adesso schhh.» bisbigliò intrappolando nuovamente le sue labbra e portandola, con più dolcezza, nuovamente sotto di sé. Le sfiorò le labbra con la lingua e approfittò dei suo brividi per sbottonare la camicetta.
«Vorrei picchiarti!» gli sussurrò in un orecchio.
«Non ne saresti capace.» in tutta risposta Marlene si preoccupò di graffiargli con le unghie la spalla sinistra – su quella destra c’era il tatuaggio che avevano fatto assieme.
Il Black non fece una piega, sfilandole le maniche della camicia e posando alcuni baci sulle spalle nude.
«Avresti dovuto dirmelo.» insistette la strega, socchiudendo gli occhi.
«Non sei credibile a fare l’arrabbiata in questo momento, Marlene. Lasciatelo dire.»
«Non mi piacciono i segreti.»
«Rettifica: non ti piacciono i segreti degl’altri. Ognuno ha i suoi.»
«Tu ne hai troppi.»
«Tu mi nascondi le cose più banali!» affermò il Black, allontanandosi dal suo viso.
«E tu quelle serie! Mary era una mia amica, Sirius! È colpa tua se se n’è andata senza che io avessi nemmeno il tempo di dirle che non era importante…»
«Sai che non sono stato io ad ucciderla, vero?» Marlene annuì ed una lacrima solitaria scese e le rigò la guancia.
«Avresti dovuto dirmelo.» precisò, poi.
«Adesso basta, Lene.» sussurrò lui, dandole un bacio sulla guancia, lì dove si era fermata la lacrima.

Quando riaprì gli occhi la sveglia Babbana sul comodino segnava le due e trentasette. Si passò una mano tra i capelli e cercò di voltarsi verso Sirius senza aggrovigliare maggiormente la coperta candida.
Sospirò. Scostò silenziosamente il lenzuolo e spinse i piedi a terra, rabbrividendo al contatto con il freddo della mattonella.
Prese la maglia nera a maniche lunghe che aveva sfilato al ragazzo la sera prima e la indossò, strofinandosi le braccia per riscaldarsi.
Camminò svelta lungo il corridoio senza smettere mai di stringere la bacchetta e di sussultare al minimo rumore e, arrivata in salone, prese la sua borsa da terra e vi frugò all’interno con l’intento di fumare una sigaretta.
Tornata in camera da letto optò per la finestra del bagno della stanza, vicino alla tazza del gabinetto, in grado di tenere d’occhio il Black dalla porta aperta.
Si sedette sulla tavoletta e aspirò la prima folata di fumo, socchiudendo gli occhi al piacevole pizzicorino che sentì in gola.
Alla fine aveva ceduto, si rimproverò. Non era stata capace di far capire a Sirius quanto era stata male ma non aveva più tempo.
Una qualunque delle persone a lei care sarebbe potuta scomparire da un momento all’altro e doveva essere sicura di non doverle lasciar andare in collera con loro, com’era successo con Mary.
Rabbrividì ed aspirò nuovamente.
Si voltò di scatto quando avvertì lo sfregarsi delle lenzuola.
Sirius si era svegliato e la guardava, un po’ intontito.
Marlene tirò ancora e si buttò di nuovo i capelli indietro. Mise la sigaretta fuori e fece cadere la cenere dall’estremità infuocata. Un ultima folata di fumo e lasciò cadere il mozzo giù. Si alzò lentamente e richiuse la finestre sotto lo sguardo attento del Black che non le aveva ancora tolto gli occhi di dosso.
Quando la strega si sdraiò nuovamente sul letto e si tirò la coperta per non soffrire il freddo, Sirius si accostò un po’ di più a lei, calando nel sonno pochi minuti dopo.
La mattina dopo Marlene si svegliò tardi. Erano le dieci e un quarto ma, visto che il suo turno al San Mungo era di pomeriggio, si voltò dall’altra parte.
Il Black non c’era e sul cuscino c’era una rosa rossa ed un biglietto.
La strega si allungò e lo prese in mano.

Mi dispiace.

P.S.: Ricordati tutto questo perché non succederà mai più.
Sono dovuto uscire, resta quanto vuoi.
Ho messo gli incantesimi di protezione stamattina, stai tranquilla!

Sirius

Le scuse scritte in un biglietto. Bé, poteva ritenersi fortunata. Non era certo da lui chiedere scusa e se si aspettava di sentirselo dire in faccia, si sbagliava di grosso.
Ma la rosa, infondo, era già una bella vittoria.

Brutta notizia: mi sono persa alcuni capitoli :S spero di riuscire a provvedere il prima possibile...
Ho un sacco di problemi con l'HTML, se non ve ne siete accorti :S
Alla prossima ^^

2 commenti:

  1. Come sempre scrivi molto bene, nel leggere questo capitolo si riesce a vivere la scena. Bravissima.
    Dici di non avere ispirazione, prova a chiuderti in un'isola tutta tua, dove nessuno può entrare e guarda dentro te, vedrai che l'ispirazione viene da sola. Un abbraccio. Scilla

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    1. Grazie ^^
      Sì, lo so... Ma avvolte non c'è proprio tempo... Poi io sono una di quelle che deve buttare giù appena ha l'idea... bastano due secondi di distrazione e perdo tutto...
      Avevo avuto un'idea dolcissima ma mio fratello e mio padre si sono messi a litigare e non mi sono ricordata più niente xp..
      Vabbè ^.^
      Baci, Federica

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